LA MIA STORIA
Ciao, sono Simona e ora vi racconto la mia storia…
… la storia infinita di un’estetista che voleva solo un centro estetico tutto suo!
Tutto iniziò in un normalissimo pomeriggio della mia adolescenza e mai avrei pensato che quel giorno avrebbe cambiato la mia vita per sempre.
Proprio in quel momento, infatti, avrei capito cosa fare da grande.
Quel pomeriggio uscii come al solito dopo esser tornata da scuola.
Un’amica mi chiese di accompagnarla dall’estetista e accettai subito.
Non ero mai andata da un’estetista, avevo 15 anni e questa professione esisteva da poco.

Ne rimasi subito affascinata e, tornando a casa, la mia decisione fu presa.
“Da grande voglio fare l’estetista.” – dissi a mia madre
Per lei ero ancora troppo piccola e non mi prese sul serio. Si limitò a dirmi: “pensaci bene”.
LA PRIMA SOSTENITRICE MIA MADRE
Sono cresciuta in un piccolo paesino di provincia, dove la vita è semplice, lenta, ci si accontenta delle piccole cose. Non ci sono pericoli e vivere alla giornata è la normalità.
Fino a qualche anno fa, i servizi erano pochi e, per andare da un parrucchiere, un barbiere o un’estetista, bisognava spostarsi in città.
Tuttavia mia madre sin da piccola mi ha insegnato che la cura di sé stessi è fondamentale.
Non solo. Voleva a tutti i costi la mia autonomia e indipendenza e ogni giorno mi spronava a raggiungere i miei obiettivi.
Ecco perché devo tutta la mia passione per l’estetica a mia madre, donna sempre curata e contro corrente.
Ricordo ancora quando passavo le ore a guardarla mentre si sistemava per uscire. Ero affascinata dai suoi trucchi, i suoi smalti, il suo profumo, le smorfie che faceva per indossare il rossetto.
Era solita comprarmi creme per il corpo, per il viso, prodotti per i capelli e si assicurava che io li utilizzassi. Come molte ragazzine adoravo i cosmetici ed ero affascinata dal loro potere.
Quello che più mi colpiva però era la sensazione che le persone provavano dopo averli utilizzati, si sentivano meglio, attraenti, felici…
Quell’emozione mi arrivava dritta e ben chiara e, anno dopo anno, rafforzava ancor più la mia scelta di fare l’estetista.
GLI STUDI E LA PIANIFICAZIONE DEL MIO PROGETTO
Dopo il diploma ero decisa a voler seguire il mio progetto, che nel frattempo si era evoluto: oltre ad essere un’estetista, sognavo un centro estetico tutto mio!
Idea un po’ prematura ai tempi che però mi permetteva di avere un’ambizione lavorativa e un approccio differente sul lavoro, rispetto alle mie colleghe.
A 18 anni fantasticavo su come sarei stata da grande.
E, mentre la maggior parte delle mie coetanee sognava il principe azzurro, un matrimonio e, un giorno, una famiglia, io sognavo e m’ immaginavo come una donna in carriera, impegnata. In pratica, il tipico modello americano che vedevo nei film… ecco volevo essere anch’io così.
Programmai i miei obiettivi e come raggiungerli, ritrovandomi in un lungo percorso durato 10 anni, intensi e pieni di novità.
Finito il liceo, mi buttai a capofitto in questo nuovo mondo.
Decisi d’iscrivermi subito a una scuola di Estetica e di farlo in una grande città: Roma.
Inutile dire che nessuno era d’accordo sulla mia scelta di trasferirmi!
Ma ero ormai maggiorenne e la mia testardaggine ebbe la meglio sulle ansie dei miei familiari.
Pensavo che una grande città mi avrebbe mostrato il lavoro che volevo fare in maniera differente, che avrei avuto molte più possibilità. E fu così.
Ai tempi, circa 12 anni fa, Internet non era ancora così usato come ora. Così iniziai a fare varie ricerche, presentandomi di persona nelle varie Scuole di Estetica a caccia di quella che più mi rappresentasse.
In poco tempo la trovai e trovai anche una sistemazione: tutto era pronto per il mio trasferimento!
Ero terrorizzata dal commettere un grande errore, ma allo stesso tempo emozionata e felice di compiere il primo passo verso il mio sogno e il mio futuro.
GLI ANNI A ROMA DURI MA FONDAMENTALI PER ME
Non ero mai stata da sola in nessun posto, i miei unici spostamenti erano sempre in gita scolastica o in famiglia.
Non conoscevo la città se non da turista, non avevo mai preso una metro, non sapevo che gli autobus avessero percorsi differenti e non immaginavo neppure che potevano esserci 20 semafori su una stessa strada!

Arrivata mi sentivo Pinocchio nel Paese dei Balocchi: negozi e ristoranti di tutti i tipi, centri commerciali giganti, cucine ed etnie differenti, gente, tanta gente… un mondo pieno di meraviglie.
Le difficoltà sono arrivate immediatamente.
Chi vive in un paesino ha dei tempi molto più lenti ed è abituato ad utilizzare la macchina anche per scendere sotto casa.
Ha a disposizione al massimo un autobus, non usa i taxi e vive in un ambiente praticamente privo di pericoli. In paese si è sempre in compagnia, scambi parole con chiunque, ci si aiuta l’un l’altro e non serve tenersi stretta la borsetta.
Prendere quei ritmi così veloci per me è stato difficilissimo.
Mi perdevo continuamente, non ricordavo la via di casa, sbagliavo autobus…
E poi, per la prima volta, mi ritrovavo ad essere sola, dovevo occuparmi di una casa, della spesa, delle bollette.
Avevo solo 18 anni e tutte queste novità e responsabilità mi misero a dura prova ma mi fecero anche crescere tantissimo.
Confrontarsi con mille stimoli era adrenalinico e distruttivo allo stesso tempo.
Non potevo chiedere aiuto o conforto a nessuno perché nessuno appoggiava la mia scelta ma, pur di non sentirmi dire, “te l’avevo detto…” strinsi i denti!
Furono mesi infernali e di solitudine ma, nonostante ciò, non mollai, continuai il mio percorso anche se spesso sembravo un pesce fuor d’acqua.
Dopo solo due mesi a Roma, trovai già il mio primo lavoro. Al mattino frequentavo la scuola e il pomeriggio facevo esperienza in un centro estetico.
Il mio progetto ebbe inizio, catapultandomi totalmente in una nuova realtà, senza nemmeno darmi il tempo di ambientarmi, ritrovandomi ad apprendere completamente un mestiere, una città da rincorrere e piena di numerose responsabilità.
Non nascondo che spesso sconforto e stanchezza avevano la meglio.
Dopo sei mesi iniziavo finalmente a capire come lavorare, come approcciarmi alla gente, diventai più veloce e i miei miglioramenti iniziavano ad essere riconosciuti.
Ero felice ma ero solo all’inizio, e ne ero consapevole, mi aspettavano anni di duro lavoro sotto vari punti di vista e, invece di godermi il momento, per me non era mai abbastanza.
Ragionai a lungo e capii che qualcosa non andava.
Dopo lunghe giornate e notti insonni, presi una decisione: d’ora in poi avrei cambiato centro estetico ogni sei mesi.
IL MIO NUOVO OBIETTIVO
Il mio primo anno a Roma, verso l’obiettivo che mi ero prefissata era giunto al termine.
A settembre portai avanti la mia decisione, ebbe inizio il mio secondo anno di studi e cambiai centro estetico, cosa che ripetei ogni sei mesi, esattamente come avevo programmato.
Le persone accanto a me non capivano il motivo. Pensavano che fossi poco seria e strana e non percepivano la mia voglia di confrontarmi, di cambiare, imparare tecniche nuove e conoscere i differenti modi che i titolari delle attività avevano di lavorare e gestire il loro centro estetico.
Cambiare così spesso non era facile, ogni attività ha le sue regole, tecniche e modi di lavorare differenti e target di persone completamenti opposti.
Però in questo modo, anche se con molti sacrifici e fatica, riuscivo a crescere secondo diverse sfaccettature e ad approcciarmi al lavoro che volevo fare da grande, che non era da dipendente, o almeno non per tutta la vita, ma da titolare.
Ho lavorato in numerosi centri estetici, parrucchieri, palestre che avevano cabine estetiche. Dai centri estetici famosi, super luxury o classici, di vip o gente comune, generalisti o specializzati, aziende giovani o presenti sul mercato da molti anni.
Osservavo e lavoravo tantissimo, ho sempre avuto molta energia e lavorare mi piaceva.
Riuscivo ad avere un quadro ampio del mio lavoro e i diversi approcci mi aiutavano a comprendere cosa mi piaceva e cosa no.
Confrontandomi continuamente, crescevo e imparavo metodi e tecniche differenti.
Continuai così fino al terzo anno, pronta per raggiungere il mio prossimo traguardo.

Ora avevo gli attestati che mi avrebbero permesso di avere un’attività tutta mia e anche varie esperienze lavorative.
Felice del risultato e della riuscita nel raggiungimento del mio primo obiettivo, ebbe inizio subito il secondo step del mio progetto. Ed iniziò con una crisi…
Nonostante avessi più o meno programmato la mia vita dal punto di vista lavorativo, gli imprevisti arrivarono. I pensieri mi tormentavano, tornare a casa era l’unica cosa che sapevo di non voler fare, non ancora.
Aprire un’attività? Continuare a fare esperienza? Cambiare città? Rimanere a Roma?
Questi pensieri riempivano le mie giornate.
Ero giovanissima, inesperta e testarda, non lasciavo che nessuno prendesse le decisioni al posto mio.
Non solo, nel mio progetto lavorativo, non avevo fatto i conti con i bisogni e la sensibilità di una ventenne. Il lavoro si scontrava con l’emotività tipica di quegli anni e non era affatto semplice.
Generalmente a quell’età si vive ancora un percorso condizionato dai genitori, molto più spensierato ed è l’ultimo momento di comfort, prima di buttarsi nella vita reale.
Mia madre me lo ripeteva spesso e mi diceva di non aver fretta, che sarei cresciuta comunque, che le responsabilità sarebbero arrivate da sole e di godermi quegli anni in maniera più spensierata poiché sarebbero stati gli ultimi.
Come al solito non l’ascoltai, anche se con il senno di poi, posso dire che aveva ragione.
Io volevo essere a tutti i costi autonoma e indipendente e raggiungere il mio obiettivo, anche se ciò significava sacrificare la spensieratezza.
Quando inizi a lavorare, che tu abbia 20 o 30 anni, le responsabilità sono tante, cambia il modo di vedere il mondo e mentre i miei coetanei impegnati all’università potevano uscire tutte le sere e godersi il momento di relax in totale spensieratezza, io crollavo dalla stanchezza e dalla responsabilità di dover portare avanti il mio progetto.
Non che non mi sia goduta quegli anni, anzi: avere una piccola autonomia economica mi permetteva di fare molte più cose, ma allo stesso tempo mi toglieva tanto.
Dopo mesi tormentati decisi di rimanere a Roma, città in cui mi ero finalmente ambientata, avevo preso i ritmi e la velocità tanto ambita.
Occuparmi della casa, della spesa, delle bollette era ormai normalità, non mi pesava più.
Iniziai a lavorare in un centro estetico che mi fu totalmente affidato. Gestivo orari, clienti, decidevo come lavorare, cosa proporre. Era un lavoro di grande responsabilità e infatti decisi di rimanerci per un anno, molto più rispetto a tutte le altre mie esperienze.
Volevo mettermi alla prova e capire se ne ero capace.
Fu davvero un’esperienza molto soddisfacente.
Appresi ciò che m’interessava, ritornai sui miei passi e continuai a fare nuove esperienze.
LA PASSIONE PER IL MONDO DEL MAKE-UP
Quell’anno decisi, inoltre, di buttarmi nel mondo del make-up, un mondo molto versatile e creativo che mi permetteva di uscire dalla routine del centro estetico.
Feci un corso di un anno e dopo pochi mesi ebbi i miei primi incarichi.
Shooting fotografici, make-up per le sposine, locali che mi contattavano per delle feste a tema.
Tra un centro estetico e l’altro, gli incarichi di make-up continuavano, ciò mi permetteva di esplorare e vedere lo stesso lavoro secondo diverse sfaccettature, non solo mi aiutavano a capire sempre di più quale era la mia strada.
Il make-up mi permise di focalizzarmi in particolar modo sullo sguardo, aspetto che fino a qualche mese prima sottovalutavo.
Ricordo che durante una lezione di trucco, ci soffermammo sui vari tipi di occhi e su come valorizzarli, per poi occuparci di ciglia e sopracciglia…
Non che non sapessi già alcune nozioni o che non me ne occupassi già, ma non in quel modo.

Iniziai ad informarmi e ad interessarmi sempre di più a quest’aspetto.
Feci dei corsi mirati esclusivamente sullo sguardo e su come valorizzarlo e iniziai ad informare le varie attività dove lavoravo su queste tipologie di trattamenti.
Lo sguardo era infatti un aspetto molto sottovalutato nella maggior parte dei centri estetici e quando proponevo quei tipi di trattamento, spesso mi deridevano pensando che l’estetica di base o i trattamenti corpo erano molto più importanti.
Ma io non demordevo, anche se ero ancora non sapevo che, proprio lo sguardo, sarebbe diventato un elemento decisivo per la mia carriera lavorativa.
Continuai così a proporre trattamenti per valorizzare gli occhi, e sotto l’incredulità della maggior parte dei miei titolari, iniziai a ricevere sempre più consensi. I clienti erano entusiasti e sempre più attenti al loro sguardo.
Capii che avevo bisogno solo di più tempo, ma che sarebbe diventata l’estetica del futuro.
Decisi che, oltre all’esperienza pratica che ormai padroneggiavo, dovevo avere anche formazioni differenti, per essere una titolare un giorno.
IL PERIODO DIFFICILE E LO STOP FORZATO
Paragonando i vari centri che avevo frequentato, notavo una costante: c’era tantissimo lavoro, ma anche una nota negativa sempre presente. Mancava qualcosa ma ancora non sapevo cosa… Dovevo capirlo assolutamente!
Riempivo le giornate tra corsi formativi, lavoro, lavoro, lavoro, interessi personali, hobby e divertimento. Nonostante continuassi a fare le molteplici esperienze nei diversi settori dell’estetica, non ero ancora soddisfatta.
Ero sempre alla ricerca di quel qualcosa che facesse la differenza, ma non riuscivo ad individuarlo e nel frattempo sentivo anche di fare una vita che non mi apparteneva, non del tutto.
Osservavo le mie colleghe e notavo la loro felicità e la soddisfazione: avrei tanto voluto sentirmi così e raggiungere una stabilità un giorno.
Invece cambiare continuamente posti di lavoro, dopo anni mi aveva resa senza energie.
Al tempo stesso, però, immaginarmi per anni o addirittura tutta la vita in un’attività non mia, mi faceva sentire fuori posto, come se stessi vivendo la vita di qualcun’altro.
Cercai di forzarmi e di rimanere più tempo in una delle attività ma non fu una buona idea…
Sono quel tipo di persona che non si ferma mai, pronta ad accorciarsi le maniche e a lavorare come un mulo, attenta alle piccole cose e molto empatica, ma guai a forzare la mia testa.
Chi mi conosce lo sa: sono una persona molto disponibile e piena di energie, ma ho la necessità di prendere le mie decisioni in autonomia, di decidere la mia vita, di avere la mia indipendenza e di fare le mie scelte.
Sia nella vita privata sia in quella lavorativa, non riesco proprio a vivere la vita di altre persone.
Fu un periodo molto difficile, le giornate sembravano infinite e il mio corpo mandava chiari segnali di disagio.
Cercai di resistere il più possibile, nell’attesa di una svolta, di un cambiamento non cercato, ma dettato dal destino.
E infatti fu così, il destino decise che dovevo fermarmi.
In quegli anni avevo fatto un errore, un grosso errore…
Giovanissima e super attiva, lavoravo tanto, troppo: anche 14/15 ore al giorno senza mai riposare abbastanza.
E anche nei fine settimana in cui non lavoravo, di certo non stavo a casa a ricaricarmi: no, dovevo recuperare tutto ciò che mi ero persa!
Mi bastavano poche ore di sonno per recuperare e mettermi di nuovo al lavoro.
Il conto arrivò presto e fu molto salato.
Il mio stomaco era rovinato, per non parlare dei capillari ben evidenti sulle gambe e dei dolori fortissimi che provavo, tanto da non farmi nemmeno dormire la notte.
Anche le braccia e le mani erano doloranti ma, nonostante questo, continuavo a lavorare duramente.
I medici mi dicevano di riposare, ma fermarmi voleva dire rallentare o non raggiungere i miei obiettivi prefissati.
Continuai imperterrita, fino a dovermi fermare forzatamente.

Fu una decisione davvero difficile, soprattutto emotivamente, decisione che comportò un anno di fermo e di mal contento.
Senza poter scegliere, tornai a casa.
Adesso il paesino da dove venivo era diverso. O meglio: lui era sempre uguale, ero io ad essere cambiata.
Ero troppo veloce e terminavo le cose da fare in un paio d’ore.
Tutti erano cordiali, salutavano sempre, nessuno andava di fretta e la vita mi sembrava semplice, gli spostamenti tranquilli e le giornate molto più lunghe.
Non fu del tutto negativo stare ferma, mi permise di capire che stavo commettendo degli errori e che mantenere quei ritmi per tutta la vita sarebbe stato impossibile.
Avere del tempo per me mi permetteva di riflettere a mente lucida e di capire cosa volessi veramente.
Iniziò in quel periodo a prendere forma un nuovo progetto. Quello tanto ambito e rimandato più volte.
Gli anni che avevo programmato a soli 18 anni erano andati a gonfie vele e avevo eseguito perfettamente i vari step che mi ero prefissata, nonostante le piccole difficoltà che non avevo messo in conto, ma che mi sono servite a crescere e a maturare.
Finalmente avevo:
- gli attestati necessari per aprire un’attività;
- un ottimo curriculum pieno di esperienze lavorative;
- tantissimi corsi tecnici, così tanti da avere un libricino invece di un classico curriculum!
Probabilmente avevo tutto per poter aprire un centro, ma anche in questo caso sentivo che mancava qualcosa.
Pensai al mio progetto buttai giù qualche idea, ma non ero ancora pronta, l’ansia e l’anno di fermo mi avevano resa insicura e la paura di non riuscire a lavorare come prima mi spaventava.
Decisi di fare un ultimo tentativo di lavoro come dipendente.
Mandai dei curriculum e tornai a Roma, adesso anche il lavoro non era lo stesso, staccare mi aveva aiutata a vedere le cose diversamente, capivo cosa comportasse avere un negozio e la sua gestione.
Dopo pochi mesi ripresi i ritmi a pieno e le mie ansie svanirono, ma la mia solita insoddisfazione arrivò immediatamente.
Fu proprio in quel preciso momento che decisi di iniziare davvero con il mio progetto.
LA MIA NUOVA RINASCITA
Continuai a lavorare nel centro estetico e a dedicare ogni momento libero al mio obiettivo, era necessario se volevo che il mio sogno non rimanesse tale.
Analizzai tutto il mio percorso lavorativo, i numerosi attestati che avevo e decisi di specializzarmi.
Le possibilità che avevo erano tante e aver lavorato così duramente per quasi 10 anni mi permetteva di avere numerose scelte.
Era arrivato il momento di non tirarsi più indietro e prendere una decisione una volta per tutte.
A questo punto la decisione da prendere non era di certo solo lavorativa, la scelta avrebbe influenzato totalmente anche la mia vita privata e il mio futuro.
Proprio come una brava studentessa, iniziai a buttare giù una lista di pro e contro sulla scelta delle città da scegliere per aprire la mia azienda.

Dopo varie opzioni analizzate, la scelta era tra Roma e Campobasso.
Roma, città che mi aveva permesso di diventare una donna, di superare i miei limiti, conoscermi e crescere sia professionalmente che come persona.
Campobasso, città che mi ha ospitato durante il periodo del liceo permettendomi di crescere e confrontarmi anche se ero solo una ragazzina.
Conoscevo Campobasso, ma solo da liceale, non avevo nemmeno mai considerato la possibilità di tornarci un giorno.
Ci tornai invece per un sopralluogo e la sensazione fu piacevole, immersa tra i ricordi passati.
La ricordavo diversa: nuovi locali, nuovi punti d’incontro, non sembrava la stessa.
Quegli stessi occhi che guardavano la città da ragazzina, adesso le percepivano in maniera differente.
Nella lista molti erano i punti a favore, anche se lasciare Roma non era facile.
La vita quotidiana, gli spostamenti, lo stress continuo, non ti permettono di vivere ed avere del tempo per te e non avrei retto infinitamente.
Alla fine decisi di aprire il mio centro estetico a Campobasso nel Molise.
Città molto più piccola, semplice dove la qualità della vita è davvero migliore.
E se la domanda che vi state ponendo è: “allora esiste davvero?”
La risposta è “sì, Campobasso e il Molise esistono!“
Iniziai a scendere tutti i fine settimana alla ricerca di un locale, il progetto stava crescendo e pian piano tutto andava come previsto, peccato poi aver dovuto rimandare più e più volte a causa di una pandemia mondiale.
Ricordo ancora quel fine settimana, di ormai un anno e mezzo fa.
Ero a Roma, tornai a casa per il fine settimana alla ricerca del locale giusto e rimasi bloccata per la chiusura causa Covid-19.
Nessuno immaginava che saremmo rimasti chiusi per più di tre mesi, soprattutto io!
Un mondo totalmente fermo, la presi bene, quasi come una vacanza.
Inconsapevole di quello che davvero stava per succedere, decisi di non buttarmi giù e di lavorare duramente sul mio progetto lavorativo.
Quei mesi furono fondamentali, mi permisero di studiare e riprendere molte cose tralasciate a causa dei numerosi impegni.
La prima apertura post lockdown, fu dedicata alla ricerca del locale. Nonostante il cambiamento evidente che avevamo subito, decisi di non scoraggiarmi e di non ascoltare le persone intorno a me che continuavano a dirmi che non era il momento adatto per un investimento.
Testarda come al solito, decisi di continuare per la mia strada perché ho sempre pensato che il momento giusto non esiste.
Quel pomeriggio, giravo per la città vuota, i segni della pandemia erano evidenti, mi guardavo intorno e osservavo attentamente i quartieri e ogni singolo locale. Quasi annoiata decisi di girare in una stradina, completamente inconsapevole del fatto che sarebbe stato il locale a scegliere me.
Fu amore a prima vista!
LA REALIZZAZIONE DI UN SOGNO
Era lui il locale che mi avrebbe permesso di realizzare il mio sogno.
Chiesi subito informazioni e, presa dall’emozione, chiamai per prendere un appuntamento e vederlo all’interno.
Tornata a casa, mi resi conto che stavo commettendo un piccolo errore, un errore che un imprenditore non deve commettere mai: innamorarsi.
Il lavoro non è la vita privata, bisogna analizzare vari punti di vista e capire se davvero la scelta fatta è giusta per l’attività. Fortunatamente dopo varie ricerche e analisi accurate capii che era quello giusto e allora decisi di mettermi subito a lavoro.
Tra una chiusura e l’altra a causa del Covid, piena di adrenalina e felice del progetto che pian piano prendeva vita, passai mesi a pianificare le cose, ad informarmi su tutto ciò che era necessario per l’attività.
Avere finalmente una struttura dove poter realizzare il mio sogno, mi permise di prendere una decisione importante: mi sarei occupata solo ed esclusivamente dello sguardo.
In realtà era una cosa a cui pensavo da anni, ma non ne avevo il coraggio e avere un locale che si prestava perfettamente a ciò che volevo fare, mi spinse a buttarmi.

Durante i miei anni di formazione e lavoro come dipendente, ho davvero fatto qualunque cosa, seguendo perfettamente ciò che i titolari dei centri estetici volevano.
Adesso potevo finalmente scegliere cosa voler fare in totale autonomia.
Il dubbio e la paura di sbagliare ancora una volta si facevano sentire.
Ragionando decisi che anche se era una estetica nuova e completamente diversa, avrei informato le persone sulla possibilità di avere uno sguardo perfetto, senza per forza dover ricorrere a trattamenti invasivi che non ti permettono di poter tornare indietro.
Ciò che mi spingeva ad essere sempre più sicura sulla scelta di occuparmi dello sguardo era l’infelicità delle persone su questo aspetto.
Vedevo continuamente:
- sopracciglia tatuate rovinate dal tempo o lavorazioni sbagliate che non miravano a migliorarne l’aspetto;
- spinzettate esagerate che toglievano peli qua e là, senza far caso ai lineamenti naturali e differenti delle persone;
- sopracciglia asimmetriche e differenti, che non fanno sentire a proprio agio le persone;
- sopracciglia maschili rese femminili, creando una dipendenza forzata con l’estetista;
- ciglia arruffate, tropo lunghe o deboli e sottili, difficili da gestire con un semplice mascara;
- peli bianchi estirpati invece di colorarli, creando buchi evidenti rovinando la forma naturale delle sopracciglia;
- make-up errati per coprire il proprio viso;
- viso trascurato e rovinato, fondamentale per avere uno sguardo perfetto.
Tutto ciò meritava una soluzione non per forza definitiva, ma che ti permettesse di:
- migliorare l’aspetto seguendo perfettamente i cambiamenti naturali del viso dovuti al tempo;
- seguire le mode del momento in totale libertà oppure no;
- avere uno sguardo semplicemente curato, anche se non necessiti di particolari trattamenti;
- avere trattamenti che possano permetterti di velocizzare i tempi la mattina, senza dover per forza stare le ore a truccarti;
- avere sopracciglia maschili, folte e piene senza dover giustificarti continuamente con le donne;
- guardarti allo specchio in qualunque momento e sentirti bene con te stesso/a.
Tutto ciò mi permette quotidianamente di mettermi in gioco, trovare continue soluzioni mai invasive, di sfidare i miei limiti e rendere le persone migliori non solo nell’aspetto, ma anche spingendole ad occuparsi di sé stesse, giorno dopo giorno, accettandosi pienamente senza stravolgersi.
È questo ciò che mi dà più soddisfazione e mi sprona a migliorarmi ogni giorno sempre più, alla ricerca del meglio per la mia clientela!
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